sabato 15 novembre 2008

II cacciatore di aquiloni

Direi che LEGGERE è una cosa che so fare e che mi fa star bene. Purtroppo non leggo più tanto come un tempo, ma una cosa che faccio spesso, forse per sentire un po' mio il testo è ... riassumere, recensire, scrivere a mia volta, insomma!


E così, se ne avete voglia, mettetevi comodi perché vi voglio parlare (farò una specie di recensione, visto che sono un poco grafomane e visto che ho un po’ di tempo :-))di un romanzo che ho appena finito di leggere e che si intitola “Il cacciatore di aquiloni” dello scrittore Khaled Hosseini (un medico nato a Kabul ma che vive in California) ed. Piemme (costa € 17,50).

Il libro è piuttosto voluminoso, sono 388 pagine (25 capitoli), ma l’ho letto in 2 giorni perché è molto scorrevole ed emozionante. Certo alcune situazioni descritte mi sembrano piuttosto romanzate, ma nella sostanza mi ha aperto le finestre su un mondo quasi sconosciuto: l’Afghanistan. La storia è ambientata, infatti, a Kabul, e comincia in un’epoca in cui questa città, prima monarchica e poi repubblicana, era spensierata, fiorente cioè fino al 1978 (‘78 ci fu il colpo di stato comunista, nel ‘79 l’occupazione russa).
Il protagonista è un ragazzino di nome Amir che abita in una grande casa con il padre (Baba) e i servi: Alì e suo figlio Hassan.
Di fatto Amir e Hassan sono cresciuti insieme, ma Amir è di etnia pashtun, Hassan di etnia hazara (la cui caratteristica somatica sono i tratti del viso mongolici: da qui i soprannomi dispregiativi di “nasipiatti” ecc). Per secoli i pashtun avevano perseguitato con spietatezza gli hazara perché i primi erano sanniti, i secondi sciiti. Questo problema, apparentemente, sembra non interessare Amir e Hassan, ma è pur vero che Amir gioca con il suo amico solo quando non ci sono altri ragazzi del proprio rango.
A questo punto della lettura ho pensato a troppe analogie con libri come “L’amico ritrovato” e consideravo il seguito del libro come prevedibile. Non è così. Amir ha un carattere debole, Hassan, è più forte: lo difende, lo aiuta e paradossalmente si sottomette a ogni suo capriccio di bambino dicendo umilmente e sinceramente “Per te questo e altro”.
La passione di entrambi sono gli aquiloni. A Kabul si teneva, ogni inverno, una gara di aquiloni che consisteva in un vero e proprio scontro tra questi, manovrati dai ragazzini della città suddivisi in coppie. Man mano che gli aquiloni precipitavano, i concorrenti potevano lanciarsi alla loro ricerca in giro per la città e tenerli come reliquie. Chiaramente il più prezioso degli aquiloni era quello che cadeva nello scontro finale con il vincitore. Amir teneva tantissimo alla vincita per dimostrare a suo padre, un uomo forte e sicuro di sé, di non essere un debole e aveva dalla sua Hassan, il miglior cacciatore di aquiloni di Kabul, capace di prevedere prima di tutti dove sarebbe precipitato l’aquilone. Ebbene i due si ritrovano a gareggiare nello scontro finale contro un aquilone azzurro: con delle sapienti manovre riescono ad abbattere il nemico e subito dopo Hassan si lancia nei meandri della città per raccogliere il cimelio precipitato. Amir, appena può, corre a cercare il giovane hazara e dopo un lungo vagare lo trova in una stradina, ma non è solo: lo hanno già trovato tre ragazzacci che tempo prima Hassan aveva minacciato con una fionda.
Assef, il più spietato del trio, ha gli occhi chiari e i capelli biondi perché figlio di una donna tedesca, è un esaltato ammiratore di Hitler e odia gli hazara auspicando una pulizia etnica.
Hassan non vuole cedere ad Assef l’aquilone azzurro perché deve portarlo al suo padrone. Amir, dal canto suo, se ne sta a debita distanza e terrorizzato non interviene in nessun modo mentre Hassan viene stuprato da Assef.
Amir scappa cosciente di essere un vigliacco e ritorna nella stradina solo quando Hassan è ormai solo e sporco, col viso rigato di lacrime e tiene stretto l’aquilone. Il ragazzino non dice una parola, ma in realtà sa che Hassan ha visto tutto e non lo ha aiutato. Così rientrano a casa e Hassan con l’aquilone azzurro si gode i festeggiamenti di tutti per aver vinto la gara degli aquiloni.
Il senso di colpa, nonostante Hassan non faccia mai alcun riferimento a quell’episodio e continui a cercare la compagnia del giovane padrone e mostrarsi a lui fedele, porta Amir a compiere un’azione meschina che spinge Hassan e suo padre a lasciare la casa. Il senso di colpa però sarà sempre presente nel suo cuore anche da adulto, anche a San Francisco, dove si trasferirà con il padre (conseguentemente all’occupazione russa dell’Afghanistan), dove si sposerà e farà lo scrittore.
Un giorno, sono trascorsi 15 anni, riceve una telefonata da un vecchio amico di famiglia, Rahim Khan ,che lo vuole incontrare in Pakistan dicendogli “esiste un modo per tornare ad essere buoni”. Amir capisce che lui conosce il suo infame segreto. Prende un aereo e i due si incontrano. Rahim Khan gli parla di Hassan. Gli chiede di andare a Kabul, ormai in mano ai talebani, per svolgere un compito molto importante. Amir non vuole saperne e allora gli viene svelato un segreto che lo sconvolge e che lo convince ad andare!
Questi colpi di scena hanno sempre un certo non so che di telenovela, ma insomma nei romanzi sono frequenti ed evidentemente capitano pure nella realtà… Hassan era suo fratellastro perchè Alì non era il vero padre di Hassan!
Ormai Hassan e la moglie sono stati uccisi dai talebani ma hanno un figlio, Sohrab, rimasto a Kabul, in un orfanotrofio. Andando contro la sua solita vigliaccheria Amir decide di andare e si reca in una Kabul distrutta, ormai ridotta alla fame, alla miseria più assoluta. I talebani comandano con spietatezza e le lapidazioni si svolgono tra il primo ed il secondo tempo delle partite allo stadio. Amir scopre che l’orfanotrofio che gli è stato indicato va avanti e riesce a sfamare i tanti piccoli ospiti grazie ai pochi soldi che vengono dati dai talebani in cambio di qualche bambino di cui abusare. Quando Amir cerca Sohrab gli viene risposto che non è nell’orfanotrofio: l’ha preso un talebano (colpo di scena! è stato preso proprio lui!).
Amir riesce ad ottenere un appuntamento con il talebano in questione che porta sempre il turbante e degli occhiali scuri e tondi. Sa che forse non ne uscirà vivo. Si presenta all’appuntamento con una barba finta, perché secondo la shari’a deve averla. Ma il talebano lo smaschera subito. Gli mostra il bambino che, truccato, danza per lui, poi dimostra ad Amir di conoscerlo bene: si toglie gli occhiali e rivela di avere gli occhi azzurri: si tratta di Assef, il pazzo che aveva stuprato Hassan (colpo di scena carpiato! Osservazione 1: com’è piccolo il mondo! Osservazione 2: un talebano biondo???). Gli propone uno scontro fisico: se Amir sopravvive può portare via il bambino. Lo scontro è un massacro a senso unico perché Amir non ha mai dato un pugno ad anima viva mentre l’altro, che nella foga perde il turbante mostrando una fluente chioma bionda, sa rompergli tutte le ossa. Lo scontro finisce quando il piccolo Sohrab impugnata la sua fionda, scaglia una palla d’ottone nel viso del biondo rompendogli letteralmente l’occhio.
Amir e il bambino si allontanano lasciando il mostro in preda alle urla di dolore. La convalescenza di Amir è lunga, visto che per sopravvivere è stato sottoposto a molti interventi chirurgici e il bambino, stanco delle tragedie vissute, è sempre schivo e silenzioso. Amir decide di adottarlo e portarlo negli USA con sé ma vi sono molti intoppi burocratici. Poi dagli USA arriva la soluzione, ma il bambino non lo sa e all’idea di ritornare in orfanotrofio a Kabul tenta il suicidio tagliandosi le vene! (il lieto fine era troppo vicino?) Disperato, Amir, che non aveva mai praticato attivamente la religione, torna a credere in Allah e prega. Il bambino si salva, ed insieme ritornano a San Francisco dove la moglie di Amir li aspetta. Sono gli anni successivi all’attentato alle torri gemelle: gli USA bombardano l’Afghatistan e i talebani fuggono.
Il bambino però è sempre triste e muto. Un giorno Amir impugna un aquilone e corre per lanciarlo nel cielo. Il bambino lo segue. C’è un altro aquilone, nel cielo, e Amir lo abbatte. Il bambino finalmente sorride...

ok, lo so che nessuno ha letto tutta questa pappardella, ma magari qualche studente disperato la troverà utile! e io mi sento più leggera :-)

3 commenti:

Anonimo ha detto...
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